Leggendo in rete… “La prima bambola di legno composta da otto pezzi venne costruita in Russia ai primi del Novecento. Le otto piccole bambole che componevano la prima matrioska rappresentavano, in ordine di grandezza, una madre, una ragazza, un ragazzo, una bambina ecc., fino all’ultima figura, quella di un neonato in fasce, o appena nato. Essa rappresenta la figura materna e la sua intrinseca generosità”.

Ho sempre adorato le matrioske.

Ne ho una del 1978, acquistata in Russia e lasciatami in eredità da una persona amata. Questa matrioska è formata da quindici pezzi. L’ultima è talmente piccola che quasi non si vedono gli occhi.

Io mi sento come una matrioska: dentro la grande Stefania ci sono infinite piccole Stefanie originate dalle molteplici esperienze compiute finora.

Chi sono dunque io? Tutto e niente.

Posso identificarmi con ognuna di queste bamboline e riconoscermi come donna, figlia, sorella, partner, amica, professionista, appassionata di arte, musica, natura. E in ognuna di queste parti posso individuare aspetti piacevoli e spiacevoli.

Oppure posso dirmi che esse sono soltanto figure create dal caleidoscopio della vita e sento sempre meno il bisogno di darmi una definizione.

Perché nell’identificarmi con una certa matrioska rischio di perdere l’insieme di quella che sono e anche di tutto ciò che potenzialmente potrei essere e divenire. Nulla è fermo, nulla è statico: può essere disorientante oppure può rappresentare una magnifica possibilità di farsi sorprendere dal nuovo.

Lasciare andare le immagini statiche che abbiamo di noi e svestirci dei ruoli che indossiamo crea spazio, crea libertà, crea sollievo.

Il quinto principio della psicologia buddhista dice “Le nostre idee su noi stessi sono generate dall’identificazione; meno ci attacchiamo a esse, più liberi e più felici saremo”. Indagando sul concetto di identità ci si domanda chi si è veramente al di là dei ruoli imposti e autoimposti, che apparentemente ci fanno sentire più sicuri. Quando ci identifichiamo con un’idea di sé limitata proviamo sofferenza, ma, praticando la consapevolezza, le identità cadono, si dissolvono lasciando spazio ad un maggiore senso di libertà.

 

“Quando capisci ti rendi conto di non essere nulla. Ed essendo nulla sei ogni cosa. Quando cade via l’identificazione con il senso ristretto del sé, ciò che rimane è il cuore spazioso che è connesso a ogni cosa”

 Jack Kornfield “Il cuore saggio”